Patch Garbage South Pacific: l’isola di plastica

Frammenti piccolissimi stanno inquinando e distruggendo l’ecosistema oceanico

Patch Garbage South Pacific. Di dimensioni enormi, più grande del Messico e otto volte la superficie dell’Italia. Questa che stiamo presentando è un’isola. Ma non un’isola come le altre. Non un’oasi felice. Si tratta piuttosto di un’isola di plastica. Si, avete capito bene. Un’isola di plastica che misura 2,6 milioni di chilometri quadrati e si trova al largo del Cile. Dopo la scoperta nel 1977 del Pacific Trash Vortex, il capitano Charles Moore insieme al suo team di ricerca – della Fondazione di Ricerca Algalita – ha raccolto dei campioni di acqua dalla Patch Garbage South Pacific. Non si tratta del classico mare sporco con le bottiglie di plastica. I ricercatori, costeggiando l’Isola di Pasqua e quella di Robinson Crusoe, hanno evidenziato una situazione peggiore di quella a cui siamo abituati. Frammenti piccolissimi di plastica stanno inquinando e di struggendo l’ecosistema oceanico in quanto difficilissimi da eliminare. Dopo circa 6 anni dalla prima spedizione, le cose sono decisamente peggiorate nella Patch Garbage South Pacific con enormi quantità di plastica che invadono le acque dell’Oceano. Ma ciò che ci interessa sapere è perché tutto si concentra qui? Come mai questa enorme quantità di microparticelle di plastica si trova in questo preciso luogo? La spiegazione è quasi scontata. Vortici, correnti oceaniche e venti hanno spostato la plastica rilasciata in mare. Tuttavia queste particelle si stanno diffondendo non solo in superficie, ma anche in profondità. Moore ha deciso di lanciare l’allarme pubblicando sul Research Gate un articolo contenete un resoconto di quanto rilevato. La spedizione, durata sei mesi, ha messo in evidenza una tragica evoluzione di quanto registrò l’esperto di inquinamento marino, Marcus Eriksen, nel 2011, il quale non segnalò ingenti quantità di plastica. In sei anni le cose sono drasticamente peggiorate. Nonostante sia stato denominato patch ma in realtà è più simile allo smog per come si estende stando a quanto afferma Marcus Eriksen – ricercatore del 5 Gyres Institute. Purtroppo l’emergenza plastica non è confinata a questa scoperta. In alcune zone del mondo, come sull’isola di Henderson, la quantità di plastica è arrivata a ricoprire al 99% la superficie. Stiamo parlando di ben 38 milioni di pezzi. Ulteriore dato grave è relativo alla fauna. Secondo alcuni studi si stima che il 90% degli uccelli marini consumino più di 8 milioni di libre di rifiuti di plastica che si tro vano negli oceani. Si teme che la nuova isola possa seguire le orme di quella del Nord, in grandendosi sempre di più e contribuendo a un disastro globale inarrestabile. Urge un tempestivo intervento di bonifica, per ripulire i nostri mari e oceani da rifiuti plastici che stanno provocando seri danni all’ambiente.

Fonte: ARPA Ambiente Campania – Rivista on line del 15 Gennaio 2018